venerdì 23 settembre 2011

L'origine perduta

Inizio: 21 settembre 2010
Fine: 2 ottobre 2010

Decisamente meglio di Terra Ferma devo dire che mi ha piacevolmente colpito!
L’ambientazione boliviana alla ricerca di un popolo antico è decisamente spettacolare.
Root, all’anagrafe Arnau Queralt, vive nel suo mondo d’informatica e cibernetica. Milionario, razionalissimo, passa le sue giornate facendo l’hacker e dirigendo la Ker-Central a Barcellona, con l’aiuto degli amici Proxi (Lola) e Jabba (Marc). Ma un giorno il fratellastro Daniel comincia a delirare a straparlare e viene ricoverato in ospedale. Dice di essere morto, chiede di essere coperto con un sudario, non riconosce la moglie e il figlioletto, né i genitori accorsi dall’Inghilterra. La diagnosi: sindrome di Cotard ed amnesia, ma il suo cervello è in perfetto stato. Cos’è successo al fratello archeologo e studioso?
Arnau decide di indagare nella vita del fratello, viene a conoscenza dei sui studi, esamina ogni cosa, non tralascia nulla arrivando a parlare anche con la spietata dottoressa Torrent, cinica quarantenne, che Arnau ritiene responsabile poiché ha affidato a Daniel un lavoro che lo ha esaurito. Ma è proprio così? Oppure c’è di mezzo una maledizione aymara?
Arnau si ritroverà in una settimana a dover rivoluzionare la sua vita, a sfidare i propri limiti, nella disperata ricerca di una cura per Daniel, lavorando con i suoi migliori amici e fidandosi di Marta Torrent. Scoprirà cose dolorose e affronterà prove che lo renderanno molto diverso. Ma servirà davvero tutto questo a salvare Daniel o si rivelerà totalmente inutile?
Questo libro è come un film, tutto scorre come un film, anche se leggere i capitoli è estenuante: 500 pagine e 4 capitoli. Una vera maratona! Questa è la pecca maggiore della Asensi, davvero brava e piacevole in questo libro: non da tregua al lettore, lo costringere ad interrompersi tra una pagina e l’altra.
Lungo ma ne vale la pena!!!

Citazione pag 190
La prospettiva di salire su un aereo lo paralizzava. Volava, naturalmente; ansdava in qualsiasi parte del mondo e non diceva di no nè poneva ostacoli, ma con l'assoluta convinzione che andava a morire, che non avrebbe più messo piede a terra. Per lui ogni viaggio in aereo era un'accettazione rassegnata alla morte.

Citazione pag 203
Ascoltami Arnau - mi ordinò - lascialo stare. Non c'è neiente che possa calmerlo. Lui è convinto che aereo sia sinonimo di morte e vede continuamente se stesso e me in quesgli ultimi momenti di panico, mentre precipitiamo nel vuoto in picchiata fino a schiantarci al suolo.
[...] Ho letto una volta che gli antichi greci chiamavano cì (la scimmia pazza) l'eccessiva immaginazione, qulla che provoca fantasie che accelerano i battiti cardiaci e ci ossessionano in modo distruttivo.

 

Nessun commento:

Posta un commento