lunedì 16 dicembre 2013

Adiòs muchachos!

Inizio: 13 dicembre 2013
Fine: 16 dicembre 2013

Proprio quel che non ti aspetti. Alla fine questo piccolo libricino mi ha stupito.

Alicia è una giovane cubana con un sogno, poco romantico e molto concreto: adescare uno straniero miliardario e sposarlo. Se poi è piacente tanto meglio. Di questo necessità ha fatto virtù, o vizio sarebbe meglio dire. Con la complicità di sua madre Marguerita, ha organizzato uno stratagemma invidiabile: succintamente vestita (ma non volgarmente), pedalando in modo vigoroso e sensuale una bicicletta, attira l’attenzione del pollo di turno ed al momento opportuno sfila un pedale fingendo una proverbiale caduta. Recitazione degna di un’attrice. Seguono le immediate ed attese attenzioni dell’ignaro adescato che si offre di accompagnare a casa la provocante studentessa, casa nella quale gli viene casualmente offerto di rimanere a cena per assaggiare la stupefacente cucina di Marguerita e … godere delle attenzioni di Alicia. Non si accettano soldi, perché sia chiaro che Alicia è una bravissima ragazza e non una prostituta! Non sia mai! Cosa pensa questa gente? Di pagarla come se fosse una professionista? Sarà una ragazza con scarsi mezzi, ma insomma, ha la sua dignità!!! E anche qui, meriterebbe l’Oscar. Il risultato è che quasi tutti le offrono regali e qualcuno le propone persino il matrimonio; Alicia, però, aspetta l’affare del secolo. Victor King, collaboratore di una multinazionale, si trova a Cuba assieme al suo capo Hendryck (Rieks) Groote, proprietario della Groote Inc ed ad un altro socio Jan Van Dongen. Il siparietto di Alicia ottiene l’effetto desiderato su Victor, il quale, dopo una notte appassionata, offre alla ragazza un lavoro strapagato a tempo pieno: lei adescherà persone segnalate da sua moglie Elizabeth e le porterà lì dove metterà in scena il suo show a beneficio dei coniugi che assisteranno indisturbati da dietro uno specchio. Alicia accetta, inconsapevole del fatto che Victor le sta propinando una serie di clamorose bugie, a parte lo scopo del lavoro. Lui non ha una moglie, tanto per cominciare, non si chiama Victor King ma Henry Moore e non ha la fedina penale pulita. Elizabeth invece “esiste” davvero, peccato che non sia una donna, ma un transgender, ovvero Rieks Groote. Non ci sarebbe necessità di svelare tutte queste informazioni, se non fosse che una sera, dopo l’ennesimo show di Alicia, in un momento di relax, Elizabeth, visibilmente sbronza, scivolando su un’oliva, cadendo rovinosamente a terra davanti agli occhi impietriti di Victor, muore sul colpo. Qui inizia la parte decisamente più avvincente e bella del romanzo. Bisogna assolutamente architettare un piano. Davanti allo sbigottimenti sempre più crescente di Alicia, Victor racconta tutto per filo e per segno, compreso il fatto che se non si trova un’alternativa, lui potrà dire addio al suo lavoro e di conseguenza lei al suo. Decidono dunque di inscenare un finto sequestro con tanto di percosse a Victor e richiesta di tre milioni di dollari di riscatto. Ognuno avrà la propria parte, meticolosamente studiata ed una volta inscenato il tutto, mentre la ragazza torna a casa, Victor (ferito e stordito) si fa accompagnare a casa di Van Dongen per recitare l’atto iniziale della farsa. Lavorando all'interno dell’azienda, saprà sempre i movimenti e le decisioni degli altri e non gli sarà difficile manovrare la consegna del riscatto, che ovviamente riscuoterà la sua complice. Almeno in teoria, perché i colpi di scena da qui alla fine, davvero non si risparmiano.


Per le prime 80 pagine mi sono chiesta che storia Chevarrìa mi volesse raccontare, va bene che la vita di Alicia era già di per sé una buona base, ma sinceramente ci sarei rimasta molto male se fosse stato tutto lì. Nonostante un linguaggio scorrevole e mai volgare, la descrizione (alle volte troppo dettagliata) delle prodezze della cubana cominciava a darmi noia. E sono stata piacevolmente sorpresa quando la storia, dopo l’adescamento di Victor, fa un brusco cambiamento di genere… passando al romanzo giallo. Una svolta che non ti aspetti e che rende assolutamente geniale questo libricino, accattivando il lettore fino all'ultima pagina. 

venerdì 13 dicembre 2013

Il potere del numero Sei (Lorien Legacy #2)

Inizio: 11 dicembre 2013
Fine: 12 dicembre 2013

Che ci crediate o meno, questa è una delle rare volte dove il seguito è più bello dell’inizio della saga. Niente da fare, sono una divoratrice di libri, anche questo mi è durato tra le mani ventiquattro ore scarse. Decisamente fantastico!!! Non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi, ma Pittacus Lore non mi ha deluso, anzi! Fluido, scorrevolissimo, pieno di colpi di scena ed imprevisti…. Insomma da leggere di rigore.


Marina è Sette. La sua Cepan è Adelina e da undici anni vivono chiuse in un convento in Spagna. Ma, mentre Marina non si è mai dimenticata chi è e cerca di tenersi informata sulla sorte degli altri Garde (forse uno è in India, un altro è in Argentina e questo John Smith in Ohio sembrerebbe proprio essere un altro di loro), Adelina sembra essere stata assorbita completamente dalla fede cattolica, dimenticandosi il suo ruolo. Ora che per Marina si avvicina il diciottesimo compleanno, prende piede dentro di lei l’intenzione (che ha sempre dovuto reprimere) di andarsene da lì e mettersi a cercare gli altri, d’altronde, l’unione fa la forza. A dieci giorni dalla battaglia alla scuola di Paradise, John, Sei e Sam hanno trovato rifugio in un motel in North Carolina, sempre fedelmente accompagnati da Bernie Kosar. C’è poco tempo per fermarsi, giusto quello necessario per curare le ferite e poi sono di nuovo in viaggio verso Sud. A differenza di John, Sei ha perso il proprio scrigno quando è stata catturata anni prima dai Mogadorian; bisogna assolutamente recuperarlo. Ed ora i due Garde sono senza i loro Cepan, morti per difenderli. Henry ha perso la vita nella battaglia della scuola, sotto gli occhi atterriti di un impotente John; Katarina invece è morta tre anni prima, quando lei a Sei erano state catturate. Avevano ingenuamente risposto a un messaggio di Due (che dopo il formarsi della prima cicatrice, aveva capito di essere il prossimo sulla lista) che cercava di accertarsi che gli altri stessero bene e fossero ancora in giro. Due era stato eliminato subito dopo, così come Tre, Sei e la sua Cepan catturate. Ma la regola impedisce di uccidere i piccoli Lorien se non seguendo l’ordine dei loro numeri. Sette sembra essere in Spagna, Nove in Sudamerica e probabilmente senza il suo Cepan. Così dopo mesi di prigionia a Sei compaiono le prime Eredità, che utilizza per scappare. Da sola e spaventata, fino a ricongiungersi con John. Marina, intanto, oltreoceano cerca come può di ricavarsi un po’ di tempo per sé, lontano da tutti quegli occhi che la controllano costantemente; ha trovato una caverna, dove passa un’oretta la domenica, dove dipinge e riflette sul da farsi, sempre più convinta che sia meglio fuggire e cercare John. La vita in convento è una copertura fantastica, ma comincia ad andarle stretta; per fortuna da poco è arrivata una nuova orfanella, la piccola Ella, che in qualche modo la fa sentire meno sola. Il disinteresse di Adelina pesa come un macigno e nemmeno il timore che qualcuno la stia osservando di nascosto, sembra smuoverla da quello stato di fede nel quale si è chiusa. In North Carolina, dopo essere riusciti a scappare da un inseguimento con la polizia, i tre fuggitivi sono ancora più in pericolo: hanno usato palesemente le loro eredità e si sono resi riconoscibili ai loro nemici. Si sono rifugiati in una casa abbandonata in Florida dove contano di nascondersi ed allenarsi… prima di trovare un modo sicuro per contattare gli altri. Hanno anche aperto lo scrigno di John, ma a parte poche informazioni fornite da Sei, non sanno come far funzionare il contenuto. E sono di nuovo in pericolo. Dopo essersi resi conto che incredibilmente anche Sam fa parte del destino Lorien, decidono di tonare a Paradise. Ovviamente non è una buona idea. Così, mentre Sette rientra in possesso del suo scrigno, Quattro perde il suo dopo l’ennesimo scontro con i Mogadorian. Attraverso internet, Sei capisce che uno dei sei rimasti ha bisogno di aiuto, e decide di partire da sola per la Spagna mentre Sam e John proveranno ad entrare nella montagna base dei Mogadorian per recuperare gli scrigni. Marina è riuscita a riavvicinarsi alla sua Cepan, in tempo per il suo primo scontro, anche se questo porterà Adelina alla morte. Non tutto è perduto, esiste un decimo Lorien, partito su una seconda astronave, che è già lì al suo fianco… e poi sta arrivando Sei, tra fulmini e tempesta.

mercoledì 11 dicembre 2013

La fune

Inizio: 11 dicembre 2013
Fine: 11 dicembre 2013

Fatte non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.  Credo che il succo di questo libricino di Stefan aus dem Siepen possa essere questo. Con annessi e connessi e, ovviamente, con le debite differenze rispetto al folle volo. È uno di quei libri dove la trama in sé non è un granché e non è neppure importante, quel che conta è la morale, il messaggio nascosto.

Sul limitare del bosco, vicino ad un villaggio di contadini, un giorno di fine estate appare il capo di una fune. È una bella fune, solida e spessa e non appartiene a nessuno del villaggio per via della sua fattura. Il primo che ci incappa, Bernhardt, incuriosito prova a tirarla, ma si rende ben presto conto che è saldamente legata o trattenuta da qualcosa; la segue per qualche metro e poi scoraggiato torna indietro. Chi se ne importa di una stupida corda! Lui ha ben altro a cui pensare: la sua famiglia. Sua moglie Agnes e la sua piccola Elizabeth, appena nata. Pure gioie famigliari. Tuttavia la curiosità dilaga in poco tempo tra gli abitanti del villaggio, finché un giorno Michael, Ulrich e Raimund (appoggiati dalla piccola comunità) decidono di inoltrarsi un po’ nel bosco per vedere come disincagliare la fune. Il risultato è un disastro: ritornano di corsa dopo essere stati attaccati dai cinghiali. Uli è ferito ad una gamba in modo serio e Agnes decide col marito di occuparsi di lui. Invece che affievolirsi, l’interesse per la misteriosa fune aumenta, assumendo il fascino di un enigma da risolvere a tutti i costi. Una questione di principio insomma. E così una mattina tutti gli uomini del villaggio (esclusi gli anziani e Johannes) partono alla ricerca del bandolo della matassa con la promessa di tornare in giornata. A loro si è unito Rauk, il maestro di un villaggio vicino, un novello Ulisse dalla lingua superdotata di belle parole, atte a convincere chiunque di qualsiasi cosa. Eccoli lì dodici Teseo in bella mostra che seguono una fune senza nessuna Arianna ad aiutarli. Tanti piccoli topolini che seguono il suono del flauto di Rauk. I giorni passano, diventano due, poi tre, poi quattro e il mistero è sempre più fitto. L’orgoglio e la curiosità impedisce agli uomini di tornare a mani vuote, ma non impedisce a Bernahardt e ad Alfred di incamminarsi al contrario, tornando al villaggio. Anche se al villaggio non ci arriveranno. Bernhardt si ferisce seriamente ed è costretto a mandare avanti Alfred da solo, il quale, a causa di un malore, si accascia non molto lontano tra le felci. Mentre il gruppo di Rauk procede, sempre più convinto e sempre più inferocito, arrivando a saccheggiare un villaggio abbandonato ma perfettamente in ordine, nel loro villaggio, il panico e lo sconcerto, dopo essere aumentati vorticosamente, hanno lasciato posto alla concretezza; è il momento di mietere i campi e tutti coloro che sono rimasti al villaggio (donne, anziani, bambini, Uli e Johannes) devono lavorare per mettere al sicuro il bene prezioso. Peccato che non ne abbiano il tempo, perché una furiosa tempesta si abbatte improvvisamente sul villaggio, distruggendo tutto il raccolto e seppellendolo sotto uno spesso strato di grandine. Allo scadere di tre settimane di assenza e attesa la comunità decide di andarsene: non hanno più scorte e sono costretti a rivolgersi ad un villaggio vicino; riordinate le case e fatti i bagagli, si incamminano. Lontani miglia e miglia gli uomini ancora persistono nella loro impresa, affrontando serpenti e lupi, costantemente trascinati dal carisma di Rauk.


Non posso svelare il finale, anche se è abbastanza facile da intuire. Come precedentemente detto, questo libricino contiene una morale, non una storia. È un vorticoso vento che soffia in avanti gli uomini sorretti da curiosità e brama. Un vento difficile da gestire ed impossibile da controllare, che sembra essere a nostro favore fino a quando non ci ha spinto troppo lontano. Perché “quando la felicità è troppo grande, diventa una pena”.

Le Vendicatrici #1 - Ksenia

Inizio: 9 dicembre 2013
Fine: 11 dicembre 2013

A parte l’inizio che non ti aspetti… applausi per loro! Che cosa sono riusciti a scrivere a quattro mani Carlotto e Videtta! Ho visto questo libro quest’estate, come sempre mi ha attirato la copertina.. una letta veloce alla trama e via, nel carrello. Primo romanzo di una quadrilogia, già evidente sulla quarta di copertina, è rimasto lì un po’, mentre uscivano gli altri tre e gli si adagiavano accanto. Anche se può sembrare strano comprare a scatola chiusa… difficilmente mi sbaglio quando metto gli occhi su qualcosa. Ogni libro ha il suo momento per essere letto, anche se questo significa lasciarlo in scaffale qualche mese o qualche anno; arriverà il suo turno, ma nel frattempo non si può farselo sfuggire. Ed eccola lì Ksenia, sulla quale ho messo gli occhi da qualche giorno, giusto il tempo di finire un altro libro ed è il suo turno. Ovviamente, l’ho divorato.

Ksenia è una ragazza siberiana di vent'anni, alla quale è stato promesso un matrimonio felice ed appagante in Italia. Lello Pittalis l’ha fatta arrivare irregolarmente e sta per consegnarla ad un umo molto diverso da quello che lei ha sempre visto in fotografia. Antonino Barone ha sessantanni, è calvo, grasso, goloso, avido e inquietante; ha una sorella con atteggiamenti amorosi e perversi, con la quale condivide anche la nuova moglie. È stata ingannata, Ksenia, ma è troppo tardi. Diventa così la moglie (schiava) del più potente e spietato strozzino di Roma, senza via di scampo. Cosa ancora peggiore, diventa il giocattolo preferito di Assunta, la sorella di Antonino, crudele ed insaziabile. Tutti la guardano fare il giro dei negozi con occhi ostili, pieni di ribrezzo e disgusto, le voci si placano al suo passaggio e ricominciano quand’è abbastanza lontana. Niente amici, niente svago, niente di niente. Almeno fino a quando non incontra Luz, una colombiana bellissima che, preoccupata per i lividi che le vede sul viso, comincia a farsi trovare ogni giorno sulla strada che lei percorre e nei negozi che lei frequenta. Luz è una prostituta che abita nel palazzo di fronte a quello di Ksenia e i loro sguardi si erano già incrociati altre volte. Pian piano la colombiana si conquista la fiducia di Ksenia e le presenta la cara Angelica Simmi e il suo badante cubano di settantanni Felix. Alla loro vicenda si aggiunge, attorcigliandosi come edera, quella personale di Eva D’Angelo, proprietaria di una profumeria, intelligente, capace e vittima di un marito giocatore ed indebitato che è scappato con la commessa ventenne. Renzo, come molti altri, gioca alle macchinette del bar Desirè del sor Mario (fantoccio di Barone) e come molti altri è vittima dello strozzino. Nemmeno Monica, la gentile cameriera del bar, era riuscito a convincerlo a lasciar perdere. Monica, coraggiosa, che per una frase di troppo è stata brutalmente sodomizzata dai due fratelli Fattacci. Ma una sera, proprio quando Eva decide di affrontare lo strozzino in casa sua, Ksenia, davanti al marito che ancora una volta maltratta una donna, reagisce e gli piazza la forchetta con cui sta mangiando dritta in gola. Lo strozzino s’è strozzato, almeno ufficialmente. Ovviamente le cose hanno tutt'altra piega. La siberiana ed Eva hanno ripulito per bene la cassaforte dello strozzino e assieme a Luz hanno deciso un piano. Felix e la signora Angelica sono disposti a dare a Ksenia un alibi, inoltre nessuno ha visto entrare Eva. Nessuno l‘ha vista uscire. Ognuno recita la propria parte. Il sodalizio comincia. Ksenia e Luz decidono di diventare socie di Eva nella profumeria, ricominciare una nuova vita, estinguere i debiti di Renzo, recuperare la bimba di Luz che vive in un collegio gestito da suore e rifarsi una vita. Assunta Barone, dal canto suo, non crede nemmeno un momento alla morte accidentale del fratello, qualcuno l’ha ucciso ed ha anche portato via il contenuto della cassaforte. Bisogna capire chi ha tradito Antonino e fargliela pagare; nell'immediato bisogna recuperare il teso della buon’anima. Ksenia si rende ben presto conto che, morto il marito, i veri problemi sono altri: deve badare a Lello Pittalis, all'agguerrita Assunta, al viscido Sereno Marani e soprattutto ai fratelli Fattacci. E adesso anche Luz se ne dovrà guardare. Da quando Assunta scoperto che le due ragazze sono legate da un sentimento, i bersagli sono diventati due. A guardar loro le spalle c’è Sara, anche se ancora non lo sanno. Di lei sappiamo poco, solo che quella di Monica era una copertura, anche se lo stupro l’ha subito davvero. Sara è agguerrita, coraggiosa, furba e soprattutto determinata. Nessuno la vede, nessuno la riconosce mentre lei, un passo avanti agli altri, decide sul da farsi. Quando anche la vendicatrice si unisce al gruppo la miscela diventa pericolosamente esplosiva. Assunta dovrà fare in conti con la nuova riorganizzazione della sua banda e soprattutto la scaltrezza delle ragazze, che lei ha sempre considerato delle ingenue.


Colpi di scena e imprevisti caratterizzano questo romanzo fino alla fine, tanto che è durato nelle mie mani poco più di ventiquattro ore. E adesso, il secondo, Eva, con la copertina blu, mi osserva dallo scaffale. Devo solo ricambiare lo sguardo.

martedì 10 dicembre 2013

La morte si muove nel buio

Inizio: 23 ottobre 2013
Fine: 24 novembre 2013

5 e 6 maggio 1527. Sacco di Roma. L’esercito di Carlo V ha invaso Roma mettendo a ferro e fuoco la città, i tedeschi e i lanzichenecchi sono ovunque e papa Clemente VII è prigioniero in Vaticano. L’imperatore, contrario a quell’iniziativa sanguinosa ha provveduto a spedire parte dell’esercito spagnolo da Madrid, per riequilibrare la situazione. Così Roma è controllata da tedeschi e spagnoli, due falangi al servizio di uno stesso imperatore. Solo due persone non si sono accorte della cortina fumosa che regna sovrana sulla città: Gregorio, un ex frate sfuggito al rogo, che vive da anni ritirato nel sottosuolo ed il giovane Parmigianino, troppo intento a dipingere.  In questa situazione caotica, nel cuore del palazzo in cui è rinchiuso Clemente VII, vengono uccisi il Cadinale Ercole Rangoni ed il suo segretario Mario Barbaro (finito infilzato su una picca dopo essere stato buttato da uno sfiatatoio), oltre a due guardie spagnole, brutalmente sgozzate per essersi trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ufficialmente è il colonnello Schertlin ad essere incaricato di indagare sulle morti sospette; ufficiosamente, Morone, un conte che governa Roma per conto di Carlo V, incarica Benvenuto Cellini di fare le stesse indagini. Benvenuto è un orafo fiorentino venuto a Roma anni prima e distintosi come pifferaio del papa. Il suo il suo sogno di sempre, però, è diventare uno scultore. L’artista, dopo il Sacco di Roma, si ritrova a coniare monete per Carlo V, su ordine di Clemente VII. Il papa, un Medici, apprezza Cellini e in qualche modo lo protegge. Innumerevoli trame filano nel palazzo, tessute soprattutto da altre losche figure: il Cardinale Pisani, veneziano doc, che non può soffrire Benvenuto e la sua sfrontatezza nel mettere il naso dappertutto; il Cavalierino, francese, assistente personale del papa, che come Pisani non può sopportare Benvenuto; lo stesso Morone, poco chiaro nelle sue posizioni, etc. Le indagini procedono a rilento perché Schertlin e Cellini non si sopportano per ragioni che vanno al di là delle loro posizioni politiche e sociali: sono innamorati della stessa donna, una cortigiana (per dirla moooolto finemente) di nome Lozana. Il loro è un continuo pestarsi i piedi e ringhiarsi a debita distanza, lontanissimi dal collaborare, cercano goffamente di avanzare nelle indagini ostacolandosi l’un l’altro. L’unica cosa certa è che Rangoni è morto soffocato e non naturalmente (come si voleva far credere) e che il povero Barbaro è stato torturato a lungo prima di essere ucciso. Schertlin è solo nelle proprie indagini, mentre Benvenuto può godere dell’aiuto dell’amico Mezzocavallo e di Muñoz, l’unica guardia della ronda spagnola salvatasi per miracolo all’agguato. I due avrebbero il compito di controllare e pedinare il Cavalierino, che però se ne accorge, seminandoli. Benvenuto conta anche sul Parmigianino, per chiarire alcuni aspetti del ritrovamento di un incisione sulla picca di una delle guardie sgozzate, che non gli sono chiari. Si rivolge ance a al padre confessore di Rangoni, il quale lancia solo messaggi sibillini per non venire meno alla riservatezza delle confessioni. Per di più una delle persone che potrebbero aiutarlo davvero, Padre Francisco, sembra sparito nel nulla. All’insaputa di tutti, per sfuggire ai Colonna, il padre ha trovato rifugio da Gregorio nel sottosuolo, sotto il nome di Paride. Ognuno dei tredici fidati che vivono e convivono con Gregorio nel sottosuolo ha un nome dantesco, ci sono Paolo e Francesca, Ciacco, Caronte, etc, gente dimenticata da Dio e dal mondo che continua a vivere sotto la protezione di Gregorio. Ma nemmeno nell’ombra del mondo si è al sicuro: qualcuno ha tradito gli altri e i soldati di Colonna irrompono nel sottosuolo. Gregorio, ferito, viene portato dal medico Tobia ed è qui che tutta la squadra di Benvenuto, si rende evidente e utile. Cellini ha capito che mettere lui e Schertlin sullo stesso caso, come due cani sullo stesso osso è stato uno stratagemma per sviare entrambi e decide di collaborare con il colonnello. Cosa non facile, data la diffidenza di entrambi, ma che pian piano ingrana e da i suoi frutti… almeno fin quando Benvenuto non viene arrestato dal Cavalierino con l’accusa di avere sottratto molto oro da quello consegnatogli per coniare le monete carline. Con Benvenuto fuori combattimento, Pisani mette alle calcagna di Mezzocavallo e Muñoz il suo famiglio Bernardino. Gregorio dopo un’altra imboscata, viene catturato e rinchiuso nelle prigioni, bisogna eliminarli tutti. ma le armi a disposizione della banda del Cellini sono molte di più di quelle immaginate dai loro nemici, e la carta migliore è l’appoggio del Cardinale Armellini. Il cammino verso le verità (non una, ma molte) è ancora lungo, ma con l’aiuto di Schertlin, il bandolo della matassa comincia a vedersi.


Un giallo davvero avvincente e per nulla scontato. Non ricordavo benissimo questa parte di storia e l’affresco storico fatto dal De Pascalis è davvero molto bello. Una vicenda oscura ed intrigante in un momento storico molto torbido, dove diversi mali si mescolano ed il bene sembra annaspare alla ricerca di luce. Eccezionale la scelta dei personaggi, assolutamente non di fantasia, a partire dallo stesso Cellini. Immagino ci sia stato un immenso lavoro di studio e ricerca storica dietro questo piccolo gioiello. L’ho apprezzato e consigliato già a parecchie persone, leggetelo, vi conquisterà!

La canzone di Achille

Inizio: 24 novembre 2013
Fine: 9 dicembre 2013 

Nel mio cuore di liceale c’è sempre stato posto per due soli eroi: Ulisse, uomo dal molteplice intelletto ed Ettore, uomo dai sentimenti profondi. Non sopportavo Achille né tanto meno Enea. Ho letto cento volte l’Odissea, ma una sola (obbligata) l’Eneide. Ma questo libro meraviglioso mi ha commosso fino alle lacrime, mito o meno. La scrittrice ha davvero steso un capolavoro quanto ed emozioni. Non è esattamente tutto uguale per filo e per segno, qualcosa è stato modificato qua e là.. ma va bene così. La guerra di Troia è stata lunga e complessa, nemmeno al liceo mi è mai stato facile prendere una posizione: ero coi troiani quando il vecchio Priamo, umilmente, attraversa l’accampamento nemico per chiedere ad Achille il corpo di Ettore, ma ero con i greci quando Ulisse ideava il cavallo; schierata con Cassandra alla quale nessuno credeva, ma ancora con Odisseo quando impiega vent'anni a tornare a casa. Conoscevo bene la storia di Achille, di come fosse stato smascherato a Sciro, del suo amore per Patroclo, della sua furia e del suo dolore, della sua crudeltà nei confronti di Ettore, della sua sete di vendetta. Eppure questo libro mi ha aperto un’altra strada per comprendere e compatire quel semidio dai capelli biondi, tanto amorevole quanto risoluto. Ed ho compreso quanto Patroclo fosse degno di essere accanto all’aristos acheion.

Questo è il libro di Patroclo. Achille e Patroclo, una sola cosa. Fino alla morte. Patroclo è un principe, figlio di Menezio e di una madre assente, dalla mente di una bambina. Da lui il padre si aspetta grandi cose, vuole per lui un futuro degno di un re, lo spinge sempre tre passi avanti, come quando lo manda da Tindaro per chiedere in moglie la bella Elena. Peccato che Patroclo sia poco più di un bambino. E peccato che l’unica cosa che lo colpisca in quella sala sia un ragazzo biondo con gli occhi verdi, bellissimo, già visto alle Olimpiadi, che chiamano “pelide”. Patroclo se ne ritorna a casa senza una sposa ma con quegli occhi verdi nella testa; ancora non sa che il destino ha riservato per lui un posto vicino a quello sconosciuto.  In un momento di frustrazione e rabbia uccide Clitonimo e suo padre lo disereda e lo caccia dal regno, affidandolo a re Pelo, sovrano di Ftia. Peleo è un uomo giusto e generoso che accoglie esuli sotto il suo stendardo e li trasforma in guerrieri riconoscenti. Ma, soprattutto, Peleo è il padre di Achille. Poco a poco Patroclo avvicina Achille quasi sfuggendogli, occhiate furtive, guance infiammate, sfuriate degne di un principe, che Patroclo però non è più. Un’instancabile danza sulle note di una lira che termina quasi per gioco quando Achille lo nomina suo compagno di fronte a tutti, Peleo compreso. Nemmeno la partenza di Achille per il monte Pelio dove andrà ad addestrarsi con Chirone, può fermare Patroclo, deciso a non separarsi da lui. Nemmeno la furia, lo sdegno ed il palese disprezzo di Teti possono nulla contro quel sentimento talmente profondo da sembrare irreale. Nulla può separarli, o quasi. A sedici anni, dopo quattro passati con Chirone, vengono richiamati a palazzo: Agamennone sta reclutando uomini per muovere guerra a Troia. Paride ha offeso Menelao rapendo sua moglie Elena e portandola con sé a Troia. Bisogna andare a riprenderla. Quale migliore persuasore di Odisseo? Achille però non vuole partire, non vuole combattere, vuole diventare un eroe ma non è questa a guerra nella quale vuole distinguersi. Teti lo rapisce e lo porta a Sciro, sottraendolo alle mani tessitrici delle Moire e a Patroclo. Il destino di Achille è solo rimandato, così come l’arrivo di Patroclo a Sciro; il giovane non si è fatto intimidire ed ha costretto Peleo a dirgli dove si rifugia il principe, sotto mentite spoglie. L’idillio dell’incontro dei due dura ben poco, la copertura di Achille viene smascherata da Odisseo e Diomede, che, trovato il principe che espugnerà Troia e ucciderà Ettore, si imbarcano alla volta di Ftia dove i mirmidoni attendono il loro principe comandante. Dopo una sosta per riunirsi ad Agamennone e agli altri greci ad Aulide, veleggiano verso Troia. Achille è venuto a Troia da volontario e, tanto per chiarirlo, lui non è agli ordini di nessuno e, sempre per chiarirlo, senza di lui i greci sono spacciati. La città appare da subito difficile da conquistare e, dopo un primo tentativo diplomatico fallito miseramente, i greci non possono fare altro che razziare le campagne circostanti sperando di indebolire la città (che comunque può contare su moltissimi alleati). Tra i bottini di guerra che ogni sera si spartiscono i greci appare Briseide, una bellissima troiana, che Achille su suggerimento di Patroclo reclama per sé sottraendola all’avido Agamennone. Achille e Patroclo non intendono nemmeno sfiorarla, figuriamoci violarla; pian piano, non senza qualche difficoltà, Patroclo riesce ad instaurare con lei un bellissimo rapporto di fiducia e complicità, di reciproca comprensione ed affetto. La vita all’accampamento non è più tanto militare, oramai sembra un insediamento a tutti gli effetti. Sono passati diversi anni e la situazione non è cambiata: Troia arroccata dentro le sue mura, i greci accampati fuori, Ettore e Paride in bella mostra sulle mura ed Achille che non ha nessun motivo per ucciderlo (ed è l’unico in grado di farlo). Patroclo passa le sue giornate aiutando Macaone (il medico dell’accampamento) sfruttando l’addestramento di Chirone, nonostante tutto è sempre insieme ad Achille, che di giorno combatte e la sera torna da lui. Ettore non è morto e finché Ettore non morirà Achille resterà vivo (come dice la profezia). Ma la maledizione di Apollo si abbatte sull'esercito di Agamennone: egli ha osato appropriarsi di una sua sacerdotessa ed ha negato il riscatto al padre tornato per riprenderla. Agamennone placa l’ira del dio restituendo Criseide, ma sottrae Briseide ad Achille che lo ha messo in ridicolo. Achille, palesemente oltraggiato, privato di ciò che l’esercito ha riconosciuto come suo di diritto, rifiuta da quel giorno di combattere e di far combattere i propri mirmidoni. La situazione drasticamente peggiora: i greci vengono massacrati uno dopo l’altro da Ettore, Sarpedonte e le temibili frecce di Paride. Senza Achille la guerra è persa. Ma la sua hubris gli impedisce di scendere in campo a meno che Agamennone non si scusi in ginocchio davanti a lui. Patroclo, più ragionevole e mosso da sentimenti profondi, disperato, offre ad Achille un’alternativa: si metterà le sue armi, si fingerà lui, non scenderà mai dal carro, non combatterà perché non ne è capace, basterà che gli altri credano che lui sia Achille. I troiani scapperanno terrorizzati e i greci si rianimeranno. Achille accetta, un po’ riluttante al pensiero che il suo amato Patroclo si ritrovi in battaglia, ma sul suo carro è intoccabile, circondato da mirmidoni, è al sicuro. Patroclo ha coraggio, riesce perfino ad uccidere Sarpedonte, ma poi, l’eccitazione della battaglia lo porta a sfidare Apollo in persona ed Apollo, decide di premiare l’uomo che da sempre lo prega e fa sacrifici in suo onore: Ettore.

Non svelerò una fine che tutti conosciamo fin troppo bene, non la svelerò perché la parte finale di questo libro è da capogiro, un vortice che trascina il lettore da una pagina all'altra, da un sentimento all'altro, dalla disperazione alla rabbia cieca. Tutto il libro è intessuto di dialoghi (verbali e non) tra Patroclo ed Achille, sulla loro necessità di confrontarsi, scontrarsi e amarsi. Sulla capacità di essere uno lo specchio dell’altro, uno il punto di riferimento dell’altro, fino alla morte. Achille è un semidio capace di amare con una dedizione ed una concretezza degni del migliore essere umano, Patroclo è un mortale fatto e finito, con la capacità di fare brillare Achille come non mai, con un coraggio ed una determinazione sorprendentemente saldi, perché nati dall'amore. Ostacolati dagli uomini, ostacolati dagli dei, ostacolati della vita e dalle Moire che hanno tessuto per loro maglie uguali eppur diverse, Achille e Patroclo rimarranno una cosa sola, ceneri di uno tra le ceneri dell’altro.