martedì 26 agosto 2014

Una coppia perfetta - I racconti di Hap e Leonard

Inizio: 11 luglio 2014
Fine: 26 agosto 2014

Premessa: le avventure di Hap Collins e Leonard Pine non cominciano con questo libro, lo dico per chi volesse leggerle dall’inizio, come Lansdale le ha scritte. Come io mi sia imbattuta in questo libro e perché l’abbia letto, invece, potete scoprirlo leggendo qui.

Hap e Leonard sono davvero una bella coppia, due detective che non ti aspetti, che peggio assortiti di così non si potrebbe davvero.  La coppia perfetta. Uno (Hap) bianco, calmo, con un debole per le belle donne, una mira perfetta e una splendida rossa di nome Brett al suo fianco; l’altro (Leo) nero, omosessuale, nervoso (molto nervoso), con metodi spicci e poco amichevoli, soprattutto se ha finito i suoi wafer alla vaniglia. Questo libricino di poco meno di duecento pagine contiene tre racconti: le Iene, Veil in vista e Una mira perfetta. Sono spassosi, niente da dire, anche se non sono esattamente il mio genere. Il noir non mi appassiona particolarmente: atmosfere urbane e suburbane, sempre in viaggio nella criminalità al limite della legalità, vocabolario colorito (consono all’ambiente), pistole e droga, rappresentano un mondo fumoso che mi disorienta e non mi fa godere appieno della lettura. In fin dei conti, però, il mio giudizio è positivo: si fa leggere, scorre veloce, in alcune parti è anche divertente, quindi forse (e dico forse) leggerò qualche loro altra avventura. Non voglio recensire questi tre racconti, sono talmente brevi che diventerebbe assurdo, ma voglio darvi un’idea di quello cui vi troverete di fronte.

Le Iene si apre con Leo, circondato dalla polizia, che ha fatto a botte con dei tizi: uno è addirittura rimasto incastrato nella parete di compensato del bar, dopo che Pine gliel’ha fatta sfondare con la testa. Leo non ha gradito che gli avessero dato della “checca”, dopo che ci aveva spassionatamente provato con uno dei tre. Kelly Smith (quello volato oltre il bancone) però, chiarito tutto al commissariato, decide di assumere Hap e Leonard perché è convinto che il fratello, Donny, si sia cacciando in guai seri. Roba da matti, ore prima si menano e poi eccolo lì, fresco fresco a chiedere la collaborazione di quello al quale voleva dare una lezione. Eppure nel suo racconto e nella sua preoccupazione non c’è traccia di farsa o menzogna: il fratellino è davvero nei guai e bisognerà dissuaderlo con metodi efficaci (non necessariamente ortodossi).  

Veil in vista è il più corto dei tre racconti, ma sicuramente il più spassoso. Vista la non convenzionalità delle indagini di Hap e Leonard, vista la loro tendenza a risolvere le cose senza porsi troppe domande sulle conseguenze delle loro azioni, sempre spalleggiandosi a vicenda senza farsi mancare appoggio e solidarietà, vista la natura dei loro interventi e il tipo di clientela che si rivolge a loro, non è così raro che finiscano nei guai. Di solito se la cavano abbastanza bene, uscendo puliti e freschi come panni bianchi appena lavati, ma alcune volte vanno talmente oltre che è quasi impossibile cavarli dai guai. A meno che non ci si metta uno come Veil a difenderti in tribunale.

Una mira perfetta salva il fondoschiena ai due detective proprio quando oramai sembra tutto perduto, e la mira in questione è quella di Hap, proverbiale come il suo amore per le donne (e per Brett). Pine e Collins vengono ingaggiati per dissuadere l’ex marito di Sharon Devon dal molestarla, perseguitandola e intimidendola. Henry non sembra darsi pace che la moglie abbia deciso di levare le tende e mollarlo. E tanto per chiarire il dissenso ha picchiato un amico di lei. Ai due detective Mrs Devon e  il suo avvocato (ed ex marito, pure lui) Givens, piacciono poco. La storia nel complesso sembra reggere, ma è meglio fare qualche indagine in più, giusto per essere certi che le cose stiano effettivamente così. Così, mentre Leo passa le sue giornate insieme a Sharon per proteggerla dentro casa, Hap si mette sulle tracce di Henry per farsi un’idea dell’uomo e vedere come intercettarlo prima che compia la prossima mossa. Durante un appostamento davanti a casa di Henry però, Hap sente chiaramente un colpo di pistola e, una volta entrato, trova il cadavere dell’uomo. Esattamente mentre arriva la polizia a sirene spiegate (chi l’ha chiamata?). Qualcuno sta cercando di incastrare Hap, ma Leo conferma che Sharon non si è mossa di casa. Sharon, da parte sua, denuncia i due detective incolpandoli dell’omicidio dell’ex marito. La strada che porta alla verità è abbastanza contorta ed insidiosa, ma se non fosse così, Hap e Leonard non si divertirebbero tanto a fare il lavoro che fanno.


Ho scoperto che questo autore si è cimentato in molti generi (compreso l’horror) ed è considerato l’unico vero scrittore pulp oggi esistente. Il mio incontro con Lansdale è stato casuale ed involontario ed è andato decisamente bene, considerato che non sono una fan del noir. Vi consiglio questo libro, vi consiglio le avventure di Hap e Leonard in generale. Nella mia testa hanno preso forma di un telefilm degli anni ottanta…

lunedì 25 agosto 2014

Le Vendicatrici #2 - Eva

Inizio: 25 agosto 2014
Fine: 25 agosto 2014

Decidi di inframezzare le letture da comodino con un libro di Carlotto… finisce che lo leggi in mezza giornata. No comment.
Bello questo secondo capitolo della saga, decisamente all’altezza del primo! Leggendolo mi sono resa conto che le storie sono consecutive e non concomitanti. Credevo, erroneamente, che i quattro romanzi raccontassero la stessa storia nello stesso momento, ma da quattro punti diversi e partendo dalle quattro realtà diverse delle protagoniste. Invece, cambia la protagonista, ma la storia continua.

Eva d’Angelo. Quarant’anni di donna portati egregiamente, bella, intelligente e per via della sua parlata bonaria e tipicamente romana, decisamente simpatica. Un unico difetto: il marito Renzo. Già, perché oltre ad essere un giocatore ormai malato, quel cafone l’ha anche tradita scappando con una commessa ventenne, lasciando Eva in mano agli strozzini. Tanto indebitato, che alla moglie quasi costa la profumeria che dirige da anni con molto amore e competenza. Ksenia, Luz e Sara però, l’anno convinta a chiudere definitivamente con Renzo ed hanno salvato sia Eva che la profumeria, tanto che le prime due ne sono addirittura diventate socie e commesse. O almeno così credono loro. Eva in realtà non ha mai dimenticato l’uomo che per molti anni l’ha resa una donna felice, appagata ed orgogliosa. Lo ama, lo ama molto ed anche se ha accettato che Renzo è un debole e un poveretto, quei ricordi la assillano al punto tale da aver rifiutato sistematicamente qualsiasi avances da parte di altri uomini. Ma il divorzio no, quello no, a quello Eva non vuole nemmeno pensare. Così quando Renzo riappare a Roma, lei non riesce a resistergli; le fa credere di aver smesso di giocare da mesi, di essersi trovato un lavoro onesto e di essere pentito di averla tradita e messa nei guai. I due ricominciano a frequentarsi, ritrovando lo slancio di tanti anni di matrimonio, di nascosto. Eva non ce la fa a parlarne alle sue amiche, sa che Ksenia e Luz non capirebbero. Il trucchetto riesce, fino a quando Eva non viene brutalmente aggredita da Melody Mascherano ed altre donne del suo clan, che le intimano di stare alla larga da Renzo, l’uomo di Melody. Eva, ferita e sotto shock chiede spiegazioni al marito (che mente) e conforto alle amiche, vuotando il sacco. I guai sono decisamente seri: il clan dei Mascherano, capeggiato da Zio Serse, è gente che non scherza, dedita perlopiù allo spaccio, al riciclaggio di denaro e all’usura. Dopo essersela spassata con Melody, Renzo ha sottratto del denaro e fatto una soffiata che è costata la vita ad un ragazzo del clan ed ora, i Mascherano, lo vogliono. Deve nascondersi. Ma tutto a questo Melody non importa, lei sa solo che lo ama e non ha preso di buon grado il fatto che Renzo sia tornato dalla moglie. Eva, comprende fin troppo bene lo stato di cecità nel quale è sprofondata Melody e decide di saldare personalmente i debiti del marito (unica cosa che Renzo le ha confessato) recandosi dai Mascherano, pedinata dal commissario di polizia Mattioli a sua insaputa. Ksenia e Luz si offrono di aiutare Renzo, a patto che evapori, sparisca, se ne vada per sempre dalla vita di Eva (e dalla loro). Dopo avere trovato inizialmente asilo da Sara (che è solo l’ombra di ciò che era) Renzo viene cacciato e lasciato a se stesso. Preludio di guai ancora peggiori. Nessuna di loro è preparata a ciò che sta per succedere. Ksenia, preoccupata per le condizioni di declino in cui versa Sara la porta a casa di Angelica Simmi e la fa curare da Felix, il dolcissimo badante cubano settantenne che amorevolmente cura Angelica. Sara oppone resistenza a tutto, quantomeno inizialmente, ma poi si lascia conquistare da Lourdes (la figlia di Luz) e comincia ad aprirsi fino ad arrivare a confessare tutta la sua vita ad Angelica, a considerare quella casa la sua casa, ricominciando ad allenarsi duramente con Ksenia e a tornare ciò che era… appena in tempo, perché ora Renzo è stato ucciso, Melody rischia un futuro per certi versi peggiore ed Eva è decisa a non permettere che i colpevoli di tanto dolore restino impuniti. Serse sta preparando la festa di fidanzamento tra Melody e il giovane Christian, che oltre ad essere l’esecutore dell’omicidio di Renzo ha anche abusato di Melody per chiarire la gerarchia e la sua posizione di proprietario. Nonostante questo, non c’è verso di fare collaborare la ragazza con Mattioli, non per il verso buono quantomeno; l’unica che riesce a farsi ascoltare dalla biondina ribelle è Sara. Già, Sara la vendicatrice, con i suoi metodi poco ortodossi e l’odio che la fa da padrona. Ma giustizia e vendetta sono due cose molto diverse. Quando poi ci sono in mezzo interessi e tornaconti, la questione si complica ancora di più…


Decisamente colpita da questo secondo capitolo. Mi è piaciuto tanto quanto il primo. Non è scontato, non è ripetitivo, anzi, sembra che Videtta e Carlotto indaghino ogni volta in un ambiente diverso, mettendo in luce i vari ambienti criminali della Roma in cui si muovono le protagoniste. Mi piacciono i riferimenti musicali ed anche quelli letterari contemporanei… è davvero molto attuale. Ovviamente adesso c’è Sara che mi guarda dalla libreria, ma ho bisogno di distaccarmi un attimo, questi libri sono boccate d’ossigeno e non sono infiniti (sono solo quattro!!!).. vanno centellinati!!

domenica 24 agosto 2014

Open

Inizio: 1 luglio 2014
Fine: 22 agosto 2014
Ho sempre avuto un amore sconsiderato per il tennis. Lo seguo tutt’ora. Lo seguo meglio da Rafa Nadal in poi, non per lui, per un caso, per la possibilità di vedere i match in tv. Ma è uno sport che amo da sempre e da sempre guardo da lontano.
A sette anni ho cominciato a guardare i miei amici prendere lezioni e giocare. Andavo ogni giorno assieme a loro, li aspettavo, li vedevo correre, ridere e sudare, affannarsi avanti e indietro sulla terra rossa. Ricordo perfino il nome dell’istruttore. Io non ho mai potuto unirmi a loro: quando avevo dieci anni, il tennis non era uno sport alla portata di tutti. Costava parecchio, per dirla in breve. Se esistesse o no la tv a pagamento, io non lo ricordo; ricordo solo che i primi nomi di tennisti li ho imparati molto dopo, prima sui videogiochi nelle sale (a tredici anni) e poi guardando il Roland Garros su France 2 (ed ero già una sedicenne) fissandomi su questo benedetto russo che rispondeva al nome di Yevgeny Kafelnikov. Senza un perché, mi piaceva. Punto. A dieci anni, di Agassi (che per anni ho creduto un francese, poiché molti pronunciavano il suo nome con le sillabe finali accentate), conoscevo solo il nome, non lo avevo mai visto giocare e credo di averlo intravisto raramente in qualche foto. Era un nome per me, nulla più. Quando lui ventiduenne vinceva il suo primo Wimbledon, nel 1992, io avevo giusto giusto quell’età. Mentirei quindi se dicessi di ricordare partite, date, momenti. No. Ricordo i nomi: Agassi, Sampras, Becker, Borg, Graff, Courier, Kafelnikov, Moya, Henman, etc… Ma di Agassi sapevo una cosa: c’era chi lo amava e c’era chi lo detestava. Ed era molto più facile incontrare chi non lo digeriva. I miei ricordi hanno in qualche cassetto Andre vestito di rosa, come un ciclista, Andre con i capelli lunghi biondi, Andre con un orecchino a cerchio al lobo. Nulla di più, immagini libere come cani sciolti. Mai avuto un’opinione a riguardo, mai avuto interesse verso questo atleta. Ricordo solo che il suo cognome era spesso associato alla parola scandalo. Cerco di ricordare se nel ’97 (io avevo 15 anni, lui 27) posso avere avuto sottomano qualche foto del suo matrimonio… ma dubito, dato che, onestamente, Brooke Shields non ho la vaga idea di chi sia nemmeno ora, a trent’anni. Eppure quando ho visto questo libro, “Open”, nella vetrina della Giunti io non ho potuto non fermarmi a guardarlo. Il suo viso, in copertina, con gli occhi lucidi. E la prima cosa che ho pensato è stata: chissà perché lo detestavano tanto. Volevo leggere la vita di questo ragazzo che nei miei ricordi era circondato da critiche e osanna, a seconda del momento. Ho guardato questo libro per quasi tre anni. Era sempre la stessa storia: prendevo il libro in mano, lo guardavo fisso, accarezzavo la copertina come se potessi accarezzare lui, lo giravo a pancia in giù e lo mettevo giù. Dietro quell’espressione c’era il dolore, lo percepivo bene, il dolore di un bambino, non di un adulto. Mettere giù il libro era come dire “non voglio sapere” e mi costringevo a rimetterlo sullo scaffale al contrario, mi dava noia che lui mi fissasse. Poi un giorno i suoi occhi hanno luccicato un po’ di più ed io ho detto “ok, Andre, conosciamoci”. Il risultato? Io amo quest’uomo. Onestamente non so, se avessi avuto più conoscenza del mondo del tennis da ragazzina, cosa mi avrebbe ispirato la sua immagine allora. Forse lo avrei detestato, forse invece mi sarebbe risultato simpatico; sicuramente esteticamente non mi avrebbe per nulla affascinato, ma io ho un debole per gli anticonvenzionali, quindi in qualche modo credo mi sarebbe piaciuto. Mi sarebbe piaciuta la sua immagine ribelle, che era l’unica cosa di lui che potesse arrivare, perché il resto era dato solo a pochi eletti. Come biasimarlo. Dopo avere letto questo libro e avere conosciuto Andre Agassi uomo… capirete.
Non si può recensire un’autobiografia, non ha senso ed è irrispettoso. Perciò vi voglio giusto dare qualche spunto per invogliarvi a leggere quello che io considero uno dei libri più belli che io abbia mai letto nella vita. Dovete leggerlo perché Andre non è un bambino come tutti: ha un padre che gli mette una racchetta nella culla (letteralmente), che lo obbliga a giocare fino a stare male (letteralmente) e arriva a spedirlo da solo, ancora bambino, dall’altra parte degli Stati Uniti (da Las Vegas a Miami) per farlo allenare alla Bollettieri Academy. Dopo avere fallito con gli altri tre figli Mike Agassi esige che il piccolo Andre eccella. Lui ha già grandi cose in mente. Poco importa quello che pensa Andre, che nel frattempo fa di tutto per farsi espellere e rimandare a casa. Si tinge i capelli di rosa, si fa la cresta da moicano, si veste in modi assurdi, beve, fuma, si riempie di orecchini strani e vistosi… tutto per infrangere la rigorosissima etichetta del tennista. Ma niente da fare: è talmente bravo che Nick Bollettieri non lo molla nemmeno dopo tutto questo gran casino. Agassi è un fuoriclasse e lui non se lo vuole perdere. L’adolescenza passerà. Peccato che la condizione di Andre non è passeggera, lui il tennis lo odia, lo detesta eppure non può dire a suo padre “non voglio farlo”, soprattutto dopo che Mike Agassi ha investito i risparmi di una vita sul figlio. Accanto ad Andre, fortunatamente c’è il fratello, Philly (esperimento fallito del padre) e Perry, l’amico. Col tempo si aggiungeranno Gil, il preparatore atletico (guru e amico), Brad, il coach che non ti aspetti, Brooke e poi lei, anni dopo, Steffi. Poche sono le persone che girano attorno a questo grande uomo, pochissime. Solo loro conoscono la vera essenza di Agassi quando comincia a vincere e i giornalisti lo massacrano, quando perde e lo massacrano, quando dice una banalissima frase per uno spot e la stampa lo mette in croce. Nessuno ci va leggero con Andre Agassi e lui, troppo sensibile e arroccato dentro se stesso, non li invoglia sicuramente. Mentre i ragazzini di un’intera generazione si vestono e si acconciano come lui, lui sta ancora cercando se stesso, tra un pantaloncino fucsia e un parrucchino in testa. Gli altri imitano ciò che nemmeno lui sa di essere e questa cosa lo stranisce e lo diverte. Ma allo stesso tempo, lo fa sentire responsabile. Cosa si aspetta la gente da lui? Lo stesso che si aspetta suo padre? Perché non capiscono che lui vorrebbe essere altro, fare altro, che odia il tennis e questa vita sregolata, sbattuto da un angolo all’altro del mondo, costantemente ossessionato dalla vittoria, tanto da essere in vantaggio, farsi venire l’ansia da vittoria e perdere, spesso e volentieri. Contro Becker, contro Sampras e contro Courier… questo benedetto Courier che proprio ce l’ha con lui personalmente. E gli anni passano: Andre vince, stravince, perde, straperde, sprofonda; sprofonda lui, la sua voglia di vivere, il suo matrimonio con Brooke, sprofonda a tal punto che riesce ad intaccare perfino la forza di volontà di Brad. Nessuno riesce a sconfiggere i demoni di Andre. Ma poi, come tutti, quando si tocca il fondo, ci si rialza, in qualche modo, e ci si rialza meglio se c’è un motivo per cui farlo. Fare del bene al prossimo: ecco la chiave. Fare qualcosa per gli altri. Sentire la gratitudine vera di coloro ai quali abbiamo prestato aiuto. Agassi cambia pelle per l’ultima volta e finalmente rinasce come atleta ma soprattutto nasce per la prima volta come uomo felice, che sa bene in che direzione andare, costi quel che costi. E ci andrà, fino alla fine. Ventisette anni di onorata carriera (e lui ne ha 44) e un palmares che fa spavento. Ci sta ancora andando, in quella direzione, mano nella mano con Steffi, perché l’amore, quando è vero trova sempre il modo di farsi strada.
Leggete questo libro. Leggete di quest’uomo. Leggetelo se non lo conoscete, ma soprattutto se lo avete conosciuto come grande tennista. Andate a guardare la sua vita da dentro, mettetevi nei suoi panni, provate la sua sofferenza e cambiate pelle. Io ho cambiato la mia dopo questo libro.
Thank you Mr Agassi for your lesson.

martedì 19 agosto 2014

La mossa del Cartomante

Inizio: 10 agosto 2014
Fine: 18 agosto 2014

Simpatico questo Marzio Santoni. E bravo Matteucci, mi sei proprio piaciuto!
Inverno, a Valdiluce, paese di montagna quasi sul confine. La serenità di questo paesino, che si prepara ad ospitare la Coppa del Mondo di sci, viene interrotta dalla morte di Marietta Lack, sarta e “intrattenitrice” degli uomini del paese, bruciata insieme a tutta la sua villetta. Marzio Santoni capisce che qualcosa di tremendo sta per capitare quando vede il falco Trogolo, con la sua catena alla zampa, girare mestamente nel cielo; non passano nemmeno cinque minuti e Marzio si accorge prima dell’odore acre e poi del fumo in lontananza: qualcosa sta bruciando. Avvisati i maestri di sci, i pompieri ed il giovane collega Kristal Beretta, decide di intervenire gettandosi nel bel mezzo dell’incendio; per Marietta però, non c’è già più nulla da fare e quasi Marzio stesso soffoca nell’incendio. Prima di perdere i sensi nel giardino riesce a raccogliere qualche indizio, olfattivo… si perché Lupo Bianco (come lo chiamano) è un detective ed è anche bravo. Trasferito dalla città a Valdiluce per sua volontà (per nostalgia della natura), negato per la tecnologia è invece un registratore vivente di odori, qualsiasi essi siano, Lupo li riconosce e li avverte a distanza, come un segugio. Che Marietta bevesse lo sapeva tutto il paese e non era certo un mistero che, dopo una certa ora, fosse sempre completamente sbronza. Niente di più facile che si sia addormentata fumando o che qualche sbadataggine abbia fatto appiccare il fuoco. Un incidente, una fatalità, anzi, in qualche modo, una tragedia annunciata. Eppure troppe cose non tornano: Marzio scopre che Marietta aveva un riscaldamento elettrico (perfettamente funzionante), che non necessitava di camino o braci accese (che invece sono presenti) e, cosa ancora più misteriosa, Marietta era nuda, lei che nemmeno in 20 anni di matrimonio s’era mai svestita completamente davanti al marito Marco Benedetti. Che avesse dei reumatismi forti e dolorosi lo conferma anche il dottor Franzelli, medico del paese e all'occorrenza medico legale. Figuriamoci se andava a dormire nuda! Impossibile. Nemmeno con “il prete” nel letto sarebbe andata a letto nuda. Per non parlare dell’armadio pieno zeppo di abiti, maschere e cappelli bellissimi, preziosi, tanto da tenerli sotto lucchetto.  Ma la gente del paese non sembra collaborare: le chiacchiere sono chiacchiere, ma non si fa gossip con un ispettore. Per fortuna che Speroni (il capo della polizia) ha già troppi problemi per impedire a Marzio di verificare che effettivamente non si tratti di omicidio. Alla fine tutti hanno visto volare il falco Trogolo, si sa che porta male, annuncia qualcosa di funesto a Valdiluce. Perfino il nuovo prete Don Angelo è convinto che Satana aleggi nel paese … sotto forma di un cartomante, che da tempo, anche Marietta consultava. Inoltre nella sua cantina è stata trovata una strana valigia contenente, tra le cose più strampalate, strane ampolle, rametti d’ulivo ed anche un mazzo di tarocchi (dal quale manca la carta dell’appeso). Che sia del misterioso cartomante? Magari fuggito in tutta fretta? Santoni scopre che è stato ospite alla Padella Nera di Alina Bellini, ma la donna ammette di averlo ospitato senza chiedergli documenti (in cambio dei suoi servizi esoterici). Tutti in paese conoscono quest’uomo, ma nessuno vuole aiutare Lupo Bianco. Regna una certa omertà, perfino l’amico Fidelio si rifiuta di raccontare troppo. Qualche notizia in più si riesce a strappare al Dogana, al secolo Paride Berti, benzinaio, ma mica troppo, nemmeno lui vuole inguaiarsi con la polizia. Il cartomante è noto a molti, ma tutti negano di sapere il suo nome. Sergio Raboni, però, lo conosce anche la giustizia: le sue impronte digitali rivelano che è già stato condannato per stupro. Finalmente una pista, buona, a giudicare dalle minacce che arrivano a Marzio. Le indagini devono proseguire, nonostante la Coppa de Mondo di Sci. Ma proprio la sera dei festeggiamenti, torna a volare sulla pista il falco Trogolo… nemmeno a dirlo, la mattina dopo viene rinvenuto il cadavere di una giovane donna, Liv Zarcos. Nientepopodimeno che la fidanzata (o presunta tale) di Raboni….


Ovviamente è un giallo, della raccolta Giallo Italia Newton Compton, quindi non è che io possa raccontarvi troppo. Se devo essere onesta fino in fondo ho apprezzato questo libro, più per il racconto alla Nadia Morbelli che per il giallo in sé. Non che sia male, tutt'altro, ma quello che colpisce sono le dinamiche di Valdiluce che, chiunque sia nato e cresciuto in paese, non può non riconoscere come tipiche. Partendo dal fatto che i paesani hanno dei soprannomi, che li contraddistinguono nei loro atteggiamenti (quasi fossimo una comedy of manners), passando per la capacità dei singoli abitanti di essere telegiornali e scoop finder a cielo aperto. Perfino nell'innato paradosso di "sputtanarsi" e coprirsi a vicenda... Sono dinamiche che ora bisogna andare a cercare bene, in quei paesini che non hanno subito l'immigrazione dei "cittadini in cerca di verde", ma che una volta erano la norma. Ripeto, non aspettatevi il giallo capolavoro alla Nesbo, ma soffermatevi un po' a curiosare tra i cittadini di Valdiluce, a spiare i loro segreti ed interpretare i loro segnali. Fatevi guidare da questo detective non convenzionale, con una storia tutta sua, all'interno della trama del libro. E tenete conto che questo è il secondo libro che ha per protagonista Marzio Santoni, ne esiste un primo (che ho già ordinato)... "il suicidio perfetto".